Primo maggio: ma com’è che la parola “guerra” non è neanche nominata?

Davanti all’imminente, ennesima, guerra alla Libia, forse vale la pena di ricordare i tanti compagni (ci vorrebbero le virgolette?) che nel 2011 – mentre i mass media vomitavano fiumi di menzogne e i nostri cacciabombardieri scaldavano i motori – assaltavanol’ambasciata libica a Roma e/o firmavano appelli a favore dei “ribelli libici”. Come, d’altronde, oggi, per i “ribelli siriani” celebrati in una rassegna cinematografica all’Asiloo impunemente osannati dallo sventolio di bandiere al corteo del 25 Aprile.

Certo, nessuno oggi osa ancora difendere l’attacco militare italiano alla Libia nel 2011 e si dichiara genericamente “contro la guerra”. Contro una futura guerra. Ma quanti compagni, oggi, osano opporsi all’attuale guerra alla Siria (250.000 morti e 6 milioni di profughi) condotta anche dai governi italiani con l’imposizione di sanguinose sanzioni e il continuo supporto ai “ribelli”? Quasi nessuno. Anche perché sono ancora in molti ad illudersi che i “ribelli siriani” siano la proiezione di genuini movimenti di protesta, di “primavere arabe”.

Ma le ricorrenze vanno pur celebrate. E così, pur di imbarcare tutti (anche i “filoribelli”) in queste, si arriva ad indire un Primo maggio a Bagnoli, con un documento dove la parola “guerra” non è nominata nemmeno una volta.

Mentre i mass media vomitano fiumi di menzogne e i nostri cacciabombardieri scaldano i motori.

Francesco Santoianni

(articolo già pubblicato nel 2016 nel sito http://pecorarossa.tumblr.com/

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